Pierdomenico Scardovi intervista Aurelio Bulzatti

 

Pier, che bella sorpresa la tua richiesta di farmi un’intervista! Soprattutto da te amico caro, nonostante il tempo… e le nostre strade  si siano divise.

AURELIO DOME 19801) Grazie Aurelio. Innanzi tutto cosa ha rappresentato per te la nostra amicizia?

Mi ricordo gli anni del liceo artistico di Ravenna tra il ‘60 e il ‘70, sono stati anni molto importanti per me. Venivo da una provincia chiusa ed ero molto in difficoltà, l’aria nuova che lì si respirava penso mi abbia salvato, il disegno, la scoperta e l’approfondimento della musica e le nuove amicizie mi hanno dato un senso di libertà che non conoscevo. In questo quadro è nata la nostra amicizia che dura da parecchio e dalla quale ho più preso che dato, ma di quello avevo bisogno.

2) Cosa ti ha spinto ad intraprendere la strada dell’arte, della pittura in particolare e quando?

Devo ringraziare mia madre che mi ha sempre lasciato fare quello che mi pareva, certe pulsioni e il desiderio di fare le scuole d’arte, se non trovano ostacoli soprattutto in famiglia, procedono naturalmente come se fosse una predestinazione e cosi è successo.

3) Cosa rappresenta l’arte per te e che ruolo svolge nella tua vita?

aurelio bulzatti_studio_Roma_2002_sNon lo so, da sempre faccio questo, bene o male mi sono solo occupato di questo, ho fatto mille lavori ma sempre sono tornato a dipingere e ad assecondare un impulso dentro me di salvezza e di ricerca che con l’arte è tutt’uno.

4) Qual è stato il momento cruciale in cui hai capito che la pittura sarebbe stata la tua strada?

Da piccolo quando disegnare era un modo salvifico di vivere e di proteggermi.

5) Cosa ti ha fatto scegliere di diventare un pittore “figurativo” anziché intraprendere una strada “astratta” o concettuale?

interno 1987La capacità di saper disegnare mi ha condizionato nelle scelte artistiche fin da giovane. Quando poi, nella maturità, sono entrato in contatto con l’arte contemporanea le cose sono cambiate, ho scoperto con onestà che la “bravura a dipingere “ non serviva a niente, in quelle circostanze era più importante fare altre esperienze e così è avvenuto, negli anni successivi all’Accademia di Belle Arti anch’io mi sono fatto travolgere dall’avventura concettuale. Ma la crisi che ne è seguita è stata forte e una riflessione sulle macerie e la deriva di quell’arte è stata necessaria, da quella tabula rasa sono emersero delle figure, la curiosità per la pittura del passato e il ritrovato piacere della manualità.

6) Quali sono stati i riferimenti pittorici di partenza della tua pittura e cosa ti ha spinto a selezionare certe tematiche anziché altre?

autoritratto 1994La scoperta del museo e dell’arte antica, la lettura dei testi di De Chirico e una sensibilità pittorica che mi avvicinava al ‘900 sono questi i riferimenti di quegli anni, 1980, sembra strano ma ti assicuro che per un curioso destino dell’arte contemporanea nessuno si interessava dell’ arte del passato tantomeno dei musei che nessuno frequentava e conosceva. Mi ricordo di una estate passata ad Argenta con tre tubetti vecchi di colore a olio, lì ho dipinto un quadretto e un autoritratto come citazione da Ingres con la mano di una musa sopra la mia testa. Per me è stata la scoperta di un mondo pieno di ricchezze espressive e di immagini totalmente sconosciute, una vera pacchia, da aggiungere che tutto ciò si rivelava tra le mani costruendo il tutto col pennello su una tela, un gusto irripetibile per quegli anni.

7) Quanto di te e della tua vita c’è nella ”poetica” della tua pittura, se si… potresti accennare qualche punto ed anche le tappe?

aurelio bulzattiAnche se l’arte è sempre stata diversa nel tempo e mille volte ha cambiato pelle ricercare e sperimentare sono una costante sempre presente, si capisce bene come la propria vita rimanga totalmente condizionata e incastrata in questo meccanismo. Se consideriamo poi che la contemporaneità è autoreferenziale e narcisistica è facile capire come nella ricerca artistica il dato personale è fondamentale. Anch’io non ne sono esente anche se mi impegno in una ricerca il più possibile aperta, altra da me, a questo riguardo mi viene in mente quasi una costante dei miei quadri che ha a che fare con il mio vissuto, l’infanzia, forse, ancora di più l’adolescenza ed è una sospensione che in arte si chiama “metafisica”, attonita, di attesa dell’evento, statica ed anche ritrosa, caratteristiche tipiche di una adolescenza solitaria e abbandonata.

8) Che valore ha per te l’”anacronismo” stilistico della tua pittura e quanto essa potrà pesare sulla storia dell’arte contemporanea italiana?

zingara 2004 cm140X130Domanda complicata. Non so bene cosa dire. In questo momento penso che l’anacronismo sia stato il tentativo di un critico d’ arte di mettere assieme dei pittori attorno un’idea abbastanza originale, di creare un movimento d’avanguardia. Ma le condizioni non c’erano, il gruppo di cui facevo parte io gravitava attorno ad un gallerista, Plinio De Martiis, che non aveva nessuna intenzione di mescolarsi con altri pittori per cui ci ha tenuti alla larga dall’anacronismo pur essendo stati noi i primi a teorizzare in modo efficace il ritorno alla pittura. Detto questo, per rispondere alla tua domanda penso che quello che preferisco chiamare “ritorno alla pittura”, sia stato un movimento disorganico che però mi ha dato molto, soprattutto a quegli artisti che con me si sono trovati nella galleria di Plinio, “La Tartaruga”. Ancora oggi sono preziosi amici ed è continuo lo scambio di opinioni e consigli. Sul ruolo che avrà la mia pittura nella storia dell’arte contemporanea non ne ho idea, gli atteggiamenti della critica contemporanea sono ondivaghi, rimane un po’ di diffidenza per la “radicalità” del mio modo di dipingere, ma questo non conta molto. Credo invece che nel panorama post avanguardia o postmoderno la pittura cosi come la faccio io abbia un ruolo importante ma credimi è un argomento complicato, la prossima domanda che vedo è perfetta a questo riguardo, forse qualcosa di più si riesce ad approfondire.

9) A questo punto, cosa pensi a riguardo dell’arte contemporanea e del suo destino?

mostra ciampino 018Sono questi tempi confusi. Fino agli anni ‘70-‘80 esisteva un’idea di avanguardia che ci aiutava a capire come funzionava l’arte contemporanea. Il meccanismo era semplice, ad un linguaggio precedente ne subentrava un altro in attesa di quello successivo e tutto per merito di gruppi di artisti che si ritrovavano sotto un’idea, un manifesto artistico. Le cose adesso non funzionano più così, niente gruppi, niente avanguardia,  in pratica vanno peggio, le categorie della critica o del giudizio sono scoppiate. In questo scenario sembra funzionare solo l’economia gestita da un pugno di gallerie multinazionali che fanno il bello e il cattivo tempo cioè quello che pare a loro. Il resto sono “briciole”, si fa per dire. Io penso di fare parte di queste “briciole”. Non so se esiste ancora qualcosa che si possa chiamare arte contemporanea in senso tradizionale, quello che so è che ci sono degli “artisti” che godono il favore della critica, ma io non so bene come chiamarli, le parole non ci aiutano perché sono piene di riferimenti ormai passati e non sono utili per comprendere quello che accade oggi. Il futuro è altrettanto misterioso, i critici d’arte contemporanea se ne guardano bene dal parlarne. La verità è che non mi interessa granché, mi appassiona capire di più quello che sto facendo, cosa raccontare agli altri e come dipingere dei quadri giusti.

10) Quanto di personale ci deve essere nel lavoro di un artista e di quanta considerazione generale invece deve tenere conto per realizzare un artifizio culturalmente ”valido”, nel tuo caso la pittura?

aurelio_nomade_-2 2Non esistono regole o percentuali è meglio non pensarci, l’atto creativo è subdolo, tu pensi di fare una cosa e ne viene fuori un’altra, io procedo, come dire, alla larga. Da qualunque parte arrivano segnali e stimoli, ci vuole anche fortuna, tempo fa per esempio, mi trovavo in una piazza e ho visto una homeless che si lavava ad una fontana, per fortuna avevo con me la macchina fotografica, dopo un anno riguardando quelle foto ho fatto quattro quadri in serie dedicati a quella meravigliosa performance avvenuta davanti ai miei occhi. Sono gli altri, i critici, la storia, che decidono se ciò che hai fatto sono solo affari tuoi o ha un senso una motivazione condivisa.

11) Cos’è per te l’arte e la pittura in senso generale?

002_2_studio_bologna_1989_sHo già mostrato delle mie perplessità sul concetto di arte, nel recente passato c’erano funzioni e regole abbastanza condivise, non è più cosi, qualcosa è accaduto, i quadri si continuano a vendere, i soldi girano ancora, mostre se ne fanno sempre di più, ma nessuno sa bene cosa è l’arte. La spettacolarizzazione della cultura e la sottomissione di questa ai meccanismi prevalentemente economici ha cambiato anche il cervello degli artisti, non esiste momento creativo esente da questi pensieri. Quando comincio un quadro devo prima recitare dei mantra per rimanere concentrato nell’azione disinteressata, altrimenti ti arrivano botte nel cervello di desideri che ti scombinano. Si deve cercare di essere onesti con se stessi.

12) Potresti prendere in esame un tuo lavoro, compararlo con un altro di un altro periodo e spiegarli nelle tue (o loro) intenzioni?

AU gravida 2Questa domanda è molto interessante, provo a parlare di un mio quadro di soggetto femminile e della “Maddalena” di Tiziano (mio grande amore). Della “Maddalena” ci sono diverse versioni, quella di cui parlo e che preferisco è quella del Museo dell’Ermitage. L’idea di arte che conosciamo noi non coincide affatto con quella che avevano i pittori del passato, erano sostanzialmente degli artigiani, grandi o piccole botteghe si contendevano le commissioni. Ciò che faceva la differenza era la qualità o il prestigio culturale dei pittori che si esprimevano su dei canovacci e delle commissioni molto rigide. La loro poetica o libertà espressiva passava solo attraverso l’interpretazione del soggetto. In questo dipinto Tiziano ostenta la sua potenza stilistica che è molto originale; nel volto portato all’estremo dell’espressione, nei capelli incollati al corpo dell’eremita, e nel corpo stesso dilatato all’inverosimile per dare modo alla pittura di stendersi in ampi piani di luce. Per non parlare dell’ambientazione, anch’essa tirata al limite della drammaticità. Tutto ciò, a ragione, noi chiamiamo arte sublime. Molto diversa è l’arte contemporanea che parte da un assunto opposto che è quello della “totale libertà”, reale o presunta qui non interessa. Un mio quadro, “ Gravida” (nella foto), non è stato commissionato da nessuno, ho cominciato a pensarlo qualche anno prima che venisse realizzato, a partire dalla visione un film di Tsai Ming Liang dove la protagonista ad un certo punto si inventa una gravidanza presunta con un cocomero infilato sotto l’abito. Io ho trasferito la scena in una qualunque metropoli dove da una prospettiva di strada la “Gravida” avanza come portatrice di futuro o non so bene di cosa. Come si vede bene approcci completamente diversi.

13) Potresti elencare in questo nostro spazio le tue esposizioni più importanti e i nomi dei critici che si sono occupati di te, nonostante sia facile trovare esauriente documentazione sul web?

AU DG4X3414 (1)Pier, premetto che la mia carriera artistica è iniziata nel 1980, seleziono qui solo alcune personali senza menzionare ad ogni anno le altre, (link) in tutto circa 130 mostre nazionali, tutte mi hanno impegnato e a tutte devo qualcosa.

 

 

1984- XLI Biennale di Venezia, “Aperto ‘84”.
Aurelio Bulzatti, La Tartaruga, Roma, personale.
1986- XI Quadriennale, Roma.
1987- Aurelio Bulzatti, La Tartaruga, Roma Personale.
1994- Aurelio Bulzatti, galleria Netta Vespignani, Roma.
1996- XII Quadriennale, Ultime Generazioni, Palazzo delle Esposizioni, Roma.
Martiri e Santi, Associazione Culturale l’Attico, Roma.
2000- Aurelio Bulzatti, galleria Maniero Roma.
2002- Aurelio Bulzatti, galleria Trentasette, Palermo.
2003- Idoli, galleria A.A.: M. Architettura Arte Moderna, Roma.
2005- Figure, Nature Morte, Paesaggi 1982 – 2005, galleria Comunale d’Arte Contemporanea di Ciampino.
2007- Arte Italiana 1968- 2007, Pittura, Palazzo Reale, Milano.
Fuori Luogo, galleria A.A.M. Architettura Arte Moderna, Roma.
2008- Passaggi 1982- 2008, Centro Culturale Mercato, Argenta, Ferrara.
2010- Aetica, galleria Cortese & Lisanti, Roma.
2011- LIV Biennale di Venezia, Padiglione Italia.
2012- Galleria di Porta latina, Roma.
2014- Centro culturale Le Muse, Andria, Bari.
2013- Arte a Roma 1960-2000, Museo Macro, Roma.
2014- Convegno Partorire con Arte l’Arte di Partorire, museo Maxxi, Roma.

mistici 2007 cm80X110All’estero ho esposto a Madrid, Parigi, Marsiglia, Bruxelles, Berlino, Il Cairo, Brisbane, ecc.

Della mia pittura hanno scritto: Duccio Trombadori, Maurizio Calvesi, Maria Silvia Farci, Marisa Volpi, Vittorio Sgarbi, Luigi Ficacci, Patrizia Ferri, Roberto Gramiccia, Tullio Kezich, Marco Di Capua e altri

14) Soprattutto la tua prima esposizione alla Biennale di Venezia del 1984 su invito di Maurizio Calvesi penso abbia decretato al pubblco il valore della tua pittura, la sua originalità individuale e culturale, ma anche altre mostre hanno contribuito ad accrescere la tua fama…cosa puoi dirci a riguardo?

AUAurelio Bulzatti_Bar_cm 130x130_olio su tela 2010È indubbio che ci sono mostre più importanti di altre, sono quelle che decretano la tua posizione e il valore del tuo lavoro, ho partecipato a due biennali di Venezia e hanno prodotto un buon curriculum e buone vendite. Ci sono artisti che selezionano accuratamente le mostre che gli vengono proposte, non per me, penso che dal momento che un gallerista si interessa al mio lavoro significa che ti stima ha considerazione e che vale la pena lavorare assieme, poi vivendo solo del mio lavoro le occasioni di vendita arrivano con le mostre, mi conviene quindi accettarle.

15) Qual è la tua ultima mostra?

image32Si intitola “Identità Nomade” è una personale assai curiosa, intanto perché è allestita nell’aula consigliare del municipio di Roma III, dove si riunisce la giunta, in una grande parete ho raccolto alcuni quadri fatti negli anni 2005 e 2010, i soggetti sono persone senza dimora che vivono e si relazionano con la città, una di essa si lava alla fontana, un’altra rovista in un cassonetto ecologico, un’altra ancora gravida se ne va per la città. Difficili da raccontare ma quadri e poetiche a me molto care.

16) Aurelio, a questo punto non posso non farti una domanda di carattere “filosofico” e che interessa a molti nostri lettori essendo tu un artista riconosciuto tale e cioè: cos’è per te “il bello”?

AU DG4X3414 (2)Pier, quello che penso è molto semplice e poco filosofico. “Il bello”, la bellezza, stanno dentro noi, non so dove, ma di certo nei nostri comportamenti, nella passione per gli altri, nella verità con cui facciamo le cose. Si, fuori c’è tanta bellezza, la natura prima di tutto, ma ci vogliono occhi per vedere e ognuno vede, giustamente, quello che gli pare. In arte il bello sta in tutte le avanguardie artistiche, in tutti gli sforzi fatti dagli artisti per trovare qualcosa che serva e aiuti e renda liberi…

17) Aurelio, come ho accennato in altra sede, mi piacerebbe un giorno non troppo lontano tornare a dipingere insieme a quattro mani un quadro come facemmo tanti, tanti anni fa a casa mia e che conservo tutt’ora con orgoglio. Un quadro che unifichi due visioni e modus operandi differenti e passare ancora una volta assieme momenti splendidi. Spero che la gente si renda conto, magari anche studiandoti, di quanto tu sia importante nel contesto dell’arte contemporanea italiana ed europea in questi anni così “difficili”. Grazie della tua gentile disponibilità e auguri per la tua carriera.

io e surelio 2Non c’è nulla che ci impedisce di riprovare sarà divertente vedere cosa succederà ora a distanza di “alcuni” anni. Spero di rivederlo quel primo lavoro, me lo ricordo, fa parte di una delle nostre tante giornate passate assieme, dove invece di andare in giro a divertirci con pochi pensieri come facevano tutti i giovani della nostra età, passavamo il tempo a cercare una strada in pittura e a raccontarci i nostri sogni.
Bene, è la prima volta che mi vengono fatte domande così specifiche e anche complesse, mi hanno fatto venire voglia di approfondire, di scrivere forse qualcosa, chissà…

Grazie a te di cuore Pier.

Nota – Aurelio Bulzatti nato ad Argenta (Ferrara) nel 1954, è un artista italiano contemporaneo di fama nazionale e internazionale, riconosciuto dalla critica ufficiale come uno dei più importanti interpreti della pittura italiana d'”immagine” che va dall’ultimo ventennio del ‘900 a oggi, ha esposto nei più importanti musei e nelle migliori gallerie italiane ed europee. (link)

Opere qui presenti: “Interno” 1987, “Autoritratto” 1994, “Zingara” 2004, “Nomade” 2005-010, “Gravida” 2009, “Trittico Berlino” 2007, “Mistici” 2007, “Bar” 2007, “Donna che piange” 2008.

AURELIO 1976“Aurelio Bulzatti 1976” by Pierdomenico “ranofornace” Scardovi

*Personalmente non ho resistito fra le altre cose, a non pubblicare come inizio di scaletta, “Interno” del 1987, dove appare “quella porta” semi aperta che io conosco bene. “Quella porta”, si… che ora non c’è più e a immaginarla mi commuove in un modo indicibile.

Pierranina picciina


RIPRODUZIONE VIETATA © BELLIGEANEWS.IT

su "Pierdomenico Scardovi intervista Aurelio Bulzatti"

Lascia un commento

il tuo indirizzo email non verrà pubblicato.