IL MALTEMPO ESISTE: I DANNI SONO COLPA NOSTRA

I danni registrati dopo il recente maltempo sono notevoli, ma la responsabilità va ascritta unicamente alla fragilità delle strutture ed alla improvvida collocazione e insufficiente protezione prevista.

Da secoli gli effetti di manifestazioni naturali di violenza superiore alla norma, trovano impreparate le strutture abitative e quelle di contenimento, come se tutto fosse previsto in funzione di una normalità, che in effetti, tale non può essere.

L’orografia e l’edificazione troppo spesso sono in netto contrasto, manca nell’uomo la memoria storica e c’è una, purtroppo errata, concezione di immutabilità del territorio.

Un esempio? Dopo la devastante eruzione del Vesuvio, che nel 79 dopo Cristo ha portato alla scomparsa di Ercolano e Pompei, le due località sono state ricostruite nel medesimo luogo: ma prima o poi avverrà un altro disastro, è inevitabile.

Ma senza andare tanto indietro nel tempo, guardiamo semplicemente ai fatti di Genova, dove nemmeno una allarmante frequenza di disastrosi eventi, ha prodotto significativi interventi.

E veniamo a casa nostra:

Siamo un paese, anzi, scusate… una “Città” rivierasca attraversata da un corso d’acqua, che come ogni corso d’acqua è soggetto a variazioni di livello che possono anche essere notevoli.

Da anni si parla della “piena bisecolare”, registrata negli annali e che, presumibilmente, era alle porte: cosa si è fatto? Niente!

Le abitazioni sotto livello, o prossime al fiume, non hanno predisposto alcuna paratia di contenimento agli ingressi per eventuali esondazioni, la piastra sull’Uso in corrispondenza di via Ravenna è stata lasciata inalterata (le lucine blu…. non agevolano il deflusso), i pochi interventi fatti a monte, non hanno messo in sicurezza il territorio.

Oggi si contano i danni, non solo qui naturalmente, ma su tutta la riviera.

Certo che a fronte mare o a lato di fiumi, chi costruisce lo fa a suo rischio e pericolo, quindi poi non serve lamentarsi e le calamità sono sempre esistite, ma se si possedesse una maggior lungimiranza, forse si piangerebbe meno.

Il fatto è che la cosa è generalizzata e le recriminazioni avvengono solo dopo gli eventi: terremoti, frane, esondazioni, ma la Terra è viva e mutevole.

E le cose non cambiano, si continua in una ottusa gestione del territorio, dove gli interessi personali di pochi sovrastano l’interesse della maggioranza, dove a pagare sono sempre i più deboli e dove i veri colpevoli restano sempre impuniti.

Ma che non si parli di “tragica fatalità” in certi casi.


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Il Direttore Giuseppe Bartolucci

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