East Of Eden: Snafu

 

dome punta di palata 2014 1“Paradisi artificiali..

chi per noi ne ha ricavato manna!”

ranofornace ranina picciina

East Of Eden-Have To Whack It Up

Parlo sempre con molto piacere di musica fuori dai luoghi comuni che la storia da tempo ha consolidato, specialmente di quella messa ai margini dell’ascolto canonico, come se solo nei “grandi” interpreti trovassimo tutto quello che cerchiamo e quindi dire che questo assomiglia a quello, che l’altro non ha fatto che ripetere ciò che è stato… e via dicendo, fosse sufficiente a distoglierci dalla nostra insaziabile sete di musica rock e sminuire il piacere di certe “scoperte” giovanili, quando ancora non esisteva internet.

east 5Gli “East Of Eden” sono stati uno dei tanti gruppi della scena minore inglese, con la prerogativa di esprimere un proprio sound originale e variato sulla scia della psichedelica dileguata nella “nuova era” progressiva. Per inquadrarli in poche battute basterebbe unire i “Family” alle inversioni di marcia delle registrazioni di Jimi Hendrix con una buona dose di virtuosismi violinistici alla Simon House e ci troveremmo nella “Valle dell’Eden” della ricerca prog-underground. Ma dobbiamo anche aggiungere la componente esotica alle fondamenta rock-rhythm & blues di Graham Bond e Traffic e non solo… anche la tradizione del folk rurale e il jazz-free d’oltreoceano hanno il loro peso se vogliamo completare il quadro delle sfaccettature della loro musica.

East Of Eden-Xhorkom  / Ramadhan / In The Snow For A Blow

east 1Formatisi verso il 1967, da un manipolo di ottimi musicisti capeggiati da Dave Arbus (violino, sassofono, flauto, cornamuse), Ron Caines (sassofono, organo, voce), Geoff Nicholson (chitarra, arpa, voce), Steve York (basso) sostituito da Andy Sneddon e Dave Dufont (batteria, percussioni) sostituito da Geoff Britton. Nel 1969 la prima formazione pubblicava l’ottimo “Mercator Projected” dove metteva in chiaro la posizione d’avanguardia della loro musica, ma è nel 1970, con l’avvicendamento del bassista e del batterista che la band riesciva ad esprimere tutto il suo potenziale distintivo dall’egemonia art-progressive  in “Snafu”, l’album esotic-sperimental-prog, sospeso fra perdute nostalgie psichedeliche e ansie avanguardistiche novecentesche.

“Snafu”, un album interessante dalle molteplici facce.

east 4Apre l’album “Have To Whack It Up”, in pieno stile Edgar Broughton Band beefheartiano, un lento trascinamento hard blueseggiante fra il riff acido di chitarra e violino e canto in tono irriverente, che termina in risa. “Leaping Beauties For Rudy / Marcus Junior” è un brano strumentale esotico di estensione prog, apre ai sax free e lamentosi di Dave Arbus e Ron Caines per fluire in una composizione arabeggiante al violino, cadenzata al riff di chitarra; si susseguono variazioni tematiche ritmate e ben compatte che ricordano certe evocazioni spiritualistiche dei “Quintessence”. “Xhorkom  /Ramadhan / In The Snow For A Blow (medley)” è diviso in tre movimenti; il primo è un backward recording del brano finale del disco (Traditional), abbastanza inquietante che ricorderà certe “stonature” dei “Residents”; nel secondo, si rientra in area arabeggiante con un riff cadenzato al basso, sotto le sinuosità del sax alto di Caines e al flauto di Arbus, poi cantato fievolmente dal primo; il terzo movimento è un’apertura alla superficie di uno stile jazzistico più canonico che omaggia Charles Mingus con la citazione di “Better Git In Your Soul”, mostra la compattezza dell’ensemble. “Uno Transito Clapori” è il classico esperimento avanguardistico ottenuto in sala di registrazione dalla manipolazione sovrapposta di materiale sonoro come onomatopea di una ventilazione polmonare.

East Of Eden-Nymphenburger

east 3Il preludio psych-arabico di “Gum Arabic / Confucius”, è una ricerca esotica da alba alla Third Ear Band, apre ad un solido impasto rhythm-rock per l’assolo di flauto di Dave Arbus sulla poetry recitativa di Ron Caines, lascia il posto ad un’effusione floreale di free jazz, dove il tema si ritrova ricomponendo l’anarchia nel finale. L’ottima “Nymphenburger”, investita da un bellissimo contrappunto di sei violini e costruttivamente riconducibile ai “Family”, forse il brano rock-prog più coerente di tutto il disco, che fu anche proposto a 45 giri. “Habibi Baby / Beast Of Sweden / Boehm Constrictor”, è un raggruppamento di tre momenti musicali. Apre un canto arabeggiante su un brano contrassegnato dal flauto tutto passato all’inverter del tape magnetico che conserva una certa connotazione melodico-armonica con la stesura raddrizzata. Ritorna infine, l’alba musicale della Third Ear Band, nonché un certo puntillismo ritrovato anche nel 1971 in “Formentera Lady” di “Island” dei King Crimson e nella parte 1 di “Septober Energy” dei Centipede di Keith Tippett. Sorprende infine il bellissimo e sdrucciolevole attacco di violini acidi in dialogo per un’idea di ballata rock che non decolla, ma mostra un’evidente spigolosità strutturale. “Traditional: Arranged By East Of Eden” é l’abbozzo di una canzone melodica anni ’50 sulle note sospese di un pianoforte jazzato, funge da classico finalino extempore.

east suonano grandeIl vasto prato del progressive ingloba anche la “Valle dell’Eden” e la sua ricerca, anche se in definitiva manca di una certa omogeneità per rendere il tutto racchiuso in uno stile. Come ho detto sopra, dovremmo ascoltare la musica in base alle sue interessanti premesse che è patrimonio di molti gruppi minori. L’eccentricità degli “East Of Eden” rientra comunque in quella logica underground di musicisti che hanno voluto  esimersi dalle scoperte musicali e sonore più appariscenti dell’epoca progressiva, usufruendo indirettamente i contenuti stilistici. Ciò non ha permesso loro di creare veri e propri capolavori d’identificazione musicale, ma ottimi spunti aggiuntivi al fenomeno prog-rock.

East Of Eden-Habibi baby / Beast Of Sweden / Boehm Constrictorrano 2

valutaz. ***** Pierdomenico Scardovi


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