LA BURLA DEL PSC

Sono tanti i problemi che stanno opprimendo la nostra società: la dilagante crisi economica che obbliga sempre più a stringere la cinghia, quella socio-culturale ed una politica più impegnata nella spartizione dei poteri partitici, che a lavorare per il bene del paese.

A distanza di un anno dalla prepotente adozione in consiglio comunale, avvenuta il 28 gennaio 2014, senza la benché minima partecipazione e coinvolgimento dei cittadini, ci chiediamo che fine abbia fatto il PSC.

Oramai sembra la barzelletta per eccellenza, questo acronimo (PSC Piano Strutturale Comunale) che dovrebbe definire il Piano urbanistico, o meglio l’evoluzione della società bellariese e igeana nel futuro della città.

Sono passati otto lunghi anni dal 2007, quando l’allora amministrazione Scenna, affidò l’incarico allo studio Oikos di Bologna.

Otto anni dopo cui tutti dobbiamo chiederci: cosa è stato fatto e cosa si sta facendo?

Encomiabili erano allora le pagine di alcuni periodici, che invocavano la necessità di promuovere un serio lavoro di progettualità, rifiutando le solite oscure bassezze di spartizione partitica.

Da allora, non solo non è stato fatto nulla di tutto quello che veniva invocato da più voci, ma sono passati ben otto lunghi anni, un tempo biblico, per redigere un piano urbanistico, la cui infinita lunghezza testimonia già da sé l’anomalia surreale, nonché l’inaffidabilità del documento, per le esigenze di un paese vasto 18 km². Inoltre è impensabile che ciò che venne concepito come proiezione per il futuro nella realtà socio-economica del 2007, possa essere attuale ora, dopo la crisi globale che ha mutato radicalmente ogni orizzonte.

Questo risulta colmo di contenuti obsoleti e di fatto mai illustrati alla città, (il che fa anche dubitare che veramente ci siano dei contenuti) cosa grave per chi si era proposto di amministrare, promettendo un atteggiamento di dialogo e partecipazione, ma obsoleto è stato anche il metodo operativo, quest’ultimo frutto più di vecchie logiche di palazzo, che di un percorso partecipativo capace di promuovere delle reali linee di progettualità.

Resta il fatto che a distanza di otto anni, Bellaria Igea Marina è una città di 20.000 abitanti che non è stata in grado di elaborare un progetto capace di configurare un idea di città per il proprio futuro. Questa è l’amara e vergognosa conclusione cui oggi dobbiamo, purtroppo, prendere atto.

Dal 2007 ad oggi vaghiamo nel vuoto, senza dibattito, senza un confronto costruttivo, senza un obiettivo di fondo capace di tracciare un percorso verso cui fare evolvere la nostra realtà, economica, sociale e culturale.

L’economia locale è sempre più fievole, cosi come la vita sociale, al punto che siamo spariti, come pagina dedicata alla città, anche su due dei tre quotidiani locali. Responsabili sono Ceccarelli e la sua falsa, compatta maggioranza, che continua ad autoelogiarsi con l’ausilio dei numerosi accondiscendenti “yes men”.

Siamo faziosi, pessimisti, se diciamo che diventa difficile credere di avere un futuro, se dopo otto anni non siamo stati capaci di definire un miserabile straccio di piano urbanistico per un paesino di 20.000 abitanti che non è neppure un quartiere di una vera città?

O forse siamo vittime di una incapacità dilagante che ci sta divorando?


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Il Direttore Giuseppe Bartolucci

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