Questa mattina, leggendo il quotidiano locale “il Resto del Carlino”, in prima pagina locale ho appreso che finalmente qualcuno col nuovo anno si è svegliato e ha aperto l’argomento sulla “CRISI DELLE PROFESSIONI (avvocati, architetti, ingegneri, geometri, commercialisti, ecc.)”.
ERA ORA!!!
Di certo c’è che il problema non è solo locale, ma è un problema nazionale ed è sulla bocca di tanti operatori del settore, specie quello edilizio, maggiormente sofferente a causa della crisi economica degli ultimi cinque anni.
Ingegneri, architetti e geometri, sono i professionisti più colpiti da questa crisi senza confini di tempo e, come scrive il giornale sopra nominato, i licenziamenti nel settore e la chiusura degli studi professionali sono all’ordine del giorno.
Chi sono indifferenti a questa situazione ormai insostenibile, sono l’Agenzia delle Entrate e le Istituzioni in genere, ovvero quelle preposte alla gestione normativa ed amministrativa dell’edilizia sui territori ai vari livelli.
Nulla da eccepire, seppur con ritardo, a questa linea di principio:
“basta con il consumo del territorio … si deve recuperare il patrimonio edilizio esistente”
Il futuro dell’attività edilizia si deve rivolgere pertanto a questo principio.
Ma come?
Le varie Leggi, Leggine, Norme, e Normette attuali e le loro convulse e spesso contraddittorie interpretazioni, tendono spesso a porsi trasversalmente sui metodi per recuperare il costruito.
Come è possibile applicare nella ristrutturazione o nel recupero del costruito quelle controverse normative espletate dai BUROCRATI seduti dietro le loro comode e ben pagate scrivanie? La complessità ed inapplicabilità dei vari PSC e RUE adottati negli ultimi anni, ne sono l’esempio più lampante.
Quale impegno hanno assunto le varie Amministrazioni Comunali, per rendere più semplice e meno oneroso il recupero del territorio edificato?
La burocrazia dell’apparato pubblico sembra un pianeta appartenente ad un’altra galassia, insensibile alle esigenze del paese e del suo rinnovamento. Siamo tutti sconcertati di fronte all’immobilismo delle Istituzioni Nazionali e Locali sul problema dell’edilizia, “CHE PER ALCUNI E’ SEMPLICE SPECULAZIONE, QUANDO INVECE GLI INTERVENTI SUL TERRITORIO, COSTITUISCONO IL SISTEMA FISIOLOGICO DI ADATTAMENTO DELLA CITTA’ ALLE ESIGENZE DELLE ATTIVITA’ ECONOMICHE, SOCIALI E CULTURALI DI UNA COLLETTIVITA’ ATTIVA PROIETTATA AL FUTURO”.
Anche sul nostro territorio il problema è fortemente sentito.
Nonostante il problema sia stato più volte richiamato da alcuni quotidiani locali e da social network, purtroppo l’Amministrazione Comunale appare insensibile al problema lamentato.
Inoltre questo problema-fenomeno, genera due forme di dispersione, entrambe gravi: in primo … l’impoverimento delle categorie professionali e delle maestranze interessate al settore, quindi togliendo gli indotti economici che potrebbero costituire la linfa nel circuito locale; in secondo … la perdita o l’abbandono delle figure professionali e culturali che hanno contribuito alla formazione ed alla storia del nostro territorio.
Essendo terminato il periodo storico dell’espansione della città per saturazione fisiologica, oggi intervenire sull’esistente e sugli spazi pubblici, richiede una profonda conoscenza del territorio ed una preparazione nella progettazione architettonica urbana, che nulla ha da condividere con l’apparato giuridico e burocratico consolidato, spesso irremovibile ed insensibile per inadeguata formazione.
A fronte di un problema sempre più dilagante e di frequenti richiami da più settori economici, emerge l’esigenza, non rinunciabile, che l’amministrazione comunale percepisca l’importanza di coinvolgere le culture e le professioni locali nei vari processi di cambiamento, rinnovamento ed adeguamento del territorio pubblico e privato, per non rinunciare definitivamente alle ormai scarne opportunità di mantenere Bellaria Igea Marina una città al passo col tempo.
Bellaria Igea Marina 5 gennaio 2015
Enzo Pompili – architetto
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