Hatfield and the North: Hatfield and the North

 

“Ci sono stagni, luoghi dimenticati

inaccessibili…ai più

che racchiudono un mondo di suoni

e di pace”

ranofornace

 

 Quando il verbo progressivo raggiunge una delle sue massime espressioni.

Hatfield and the North-The Stubbs Effect

Hatfield and the North-Big Jobs (Poo Poo Extract)

Hatfield and the North-Calyx

 

Appartengo ad una generazione culturalmente fortunata, nella quale la mia gioventù ha avuto la fortuna di incrociare il decennio musicale più bello e interessante del secolo XX e ciò mi ha permesso di sguazzare in tempo reale, negli ascolti più vari e innovativi, soprattutto qualitativamente più alti, della musica jazz-rock-pop-progressive e se non altro per le figure stellari a cui è legata, il decennio 1965-75.

hatfield and the north cover 2Erano anni di forsennata ricerca, il blues, il jazz, il rock, il progressive, tentavano di soddisfare la mia ansia di conoscenza, spesso barcollante nelle scelte azzardate che andavo a parare. Ma erano anni troppo importanti e garantisti per sbagliare, al di là dei generi mi sembrava di aver ascoltato ormai tutto, quando a metà del ’74 mi capitò fra le mani un album dalla cover misteriosa e affascinante, “un agglomerato di case nordiche sulla pianura, viste dall’alto all’imbrunire della sera, sotto un cielo rosato tempestato da un groviglio di corpi nudi muscolosi” che sembravano provenire dal “Giudizio Universale” di Michelangelo, titolo: “Hatfield and the North”. Non potendo leggere all’interno i componenti della band lo acquistai comunque a fiuto, non ero cosciente che il favoloso decennio stava ormai giungendo al termine e tanto meno di possedere uno dei tesori più splendenti che la musica della seconda metà del ‘900 abbia mai prodotto. La mia audacia fu premiata quando aprendolo lessi i nomi dei musicisti che figuravano nel gruppo*: Richard Sinclair (basso, voce), Dave Stewart (tastiere, sintetizzatore), Phil Miller (chitarra elettrica), Pip Pyle (batteria). Una combinazione fantastica di nomi appartenenti rispettivamente a: Caravan – Arzachel, Egg, Khan, National Health  – Gong – Matching Mole.

Richard Sinclair-Dave Stewart-Pip Pyle-Phil Miller (che musicisti!!!!!)

hatfield and the north 1“Harfield and the North” è stato un gruppo della “scena di Canterbury”, protagonisti di un’esperienza musicale consumata nel breve arco di tempo di due anni (1973-75) che ha prodotto due perle splendenti di rara bellezza, il primo eponimo album pubblicato dalla Virgin Records nel 1974 e “The Rotter’s Club” nel 1975, specialmente il primo ha lasciato un segno indelebile nella storia del prog-jazz-rock. L’album “Hatfield and the North” costituisce la massima evoluzione del “Canterbury Sound” nel senso che raccoglie al meglio la lezione dei “Wilde Flowers” di Robert Wyatt, (link) sintetizzata dai “Soft Machine” e dai “Caravan” proprio al termine della “stagione progressiva”, è un album perfetto che sa del miracoloso. L’equilibrio strutturale, tonale e stilistico ne fa un capolavoro assoluto.

Hatfield and the North-Fol De Rol

hatfiel and the north 2Sinceramente, non saprei paragonare un altro album di chicchessia che possa reggere il confronto con questa prova di forza tecnica e creatività così ben avvolta e illuminata nella magia della “Terra Grigia e Rosa”, dei sogni tolkieniani di folletti, fate e “rani parlanti”. La musica si presenta subito calda e morbidamente fluttuante, una fantasmagoria vellutata e liquiforme di suoni controllati, su un registro che rimane stabile fino alla fine, è il risultato di un addensamento jazz-fusion (fuori dalle righe, spesso improvvisate) che si scioglie nelle melodie soavi e sognanti di un classicismo ideale tutt’altro che scontato. La delicatezza a tratti bucolica e il romanticismo di cui è pervaso si uniscono alla complessità creativa di partiture jazz risolte nell’universo surreale e parallelo di una patafisica wyattiana.

Diciamo subito, quello che salta all’orecchio è l’altissimo tasso tecnico della musica, tutto il disco è marchiato dai suoni delle tastiere di Dave Stewart, (escludendo la psichedelia space-organistica degli “Arzachel”), ripresi dalle tonalità dei “Khan” più che dagli sperimentalismi progressive degli “Egg” e indirettamente dalle scelte tonali dell’organo dei Caravan del fuggitivo Dave Sinclair.  Stilisticamente, l’album unisce la vena jazz a quella melodica.

hatfiel and the north 3Il preludio di “The Stubbs Effect” è una “scala di Alice” che divide il mondo dall’arte. “Big Jobs (Poo Poo Extract)” è il primo fraseggio melodico di notevole impatto estetico in stile Caravan cantato dal suo ex cantante. “Going Up To People And Tinkling” è un saggio tastieristico di Dave Stewart in dialogo con la chitarra di Phil Miller. “Calyx” composta da Miller, è un capolavoro forgiato dalle melodie imprevedibili del canto patafisico di Robert Wyatt, ospite nel disco. “Son Of There’s No Place Like Homerton”, firmato ancora Stewart è il brano più lungo e complesso del disco, è una suite che si addice alle strutture compositive dei  Gentle Giant, ma con un grado di  rarefazione e misteriosità sognante che non ha niente a che fare con le partiture classicheggianti dei fratelli Shulman, in cui si innesta un collage zappiano (o pinkfloydiano) di un vociare di bambini. “Aigrette” ancora di Miller, contiene sentori di Weather Report. Mentre “Rifferama” di Richard Sinclair, è un jazz-rock dalla ritmica frenetica, si sviluppa su brevi fraseggi improvvisati.

Hatfield and the North-Licks for the Ladies

hatfiel and the north  ultimaIn “Fol De Rol” firmato Sinclair-Wyatt, lo “zampino” del genio si fa sentire, questa blanda rarefazione picchiettata dai piatti di Pip Pyle, contiene la melodia capolavoro del canto, una nenia malinconica e antica avvolta da una stranezza indicibile, pagherebbe da solo il disco se non fosse quello che è. “Shaving Is Boring” di P. Pyle, è un lungo brano molto piacevole, improntato da due diversi registri emotivi, un inizio tranquillo in superficie evolve nel più intenso e magmatico movimento, l’improvvisa “apertura e chiusura di un portone” fa da frontiera, riportandoci alla realtà serena delle fantastiche brughiere caravaniane. La serenità del canto di Richard Sinclair in “Licks for the Ladies”, conferisce alla composizione di Pip Pyle e R. Sinclair (come in tutto l’album) un effetto catartico, magnifico è il passaggio dalla melodia tonale a quella pata-jazzistica. “Bossa Nochance” di R. Sinclair, è un breve intermezzo che ricorda sia momenti alla Gentle Giant, che il canto di Derek Shulman. “Big Jobs No. 2 (By Poo and the Wee Wees)” di Sinclair e Pyle, mette in mostra le doti sempre misurate e raffinate dell’ex batterista dei Caravan, (un fratello ideale di Michael Giles); il brano, marchiato dall’inconfutabile serenità timbrica del cantato di Richard Sinclair, unitamente al suono della tastiera, sembra un’estrapolazione di “In The Land Of Grey And Pink” dei Caravan. “Lobster in Cleavage Probe” di Dave Stewart, è il  brano più idilliaco del disco, un canto idilliaco con cori tutti al femminile, rende pace a questo “nostro mondo”; si avverte anche qualcosa dei Colosseum di “Valentyne Suite. “Gigantic Land Crabs in Earth Takeover Bid” ancora di Dave Stewart, riconferma che il conflitto fra inquietudine e ipnosi psichedelica dei vecchi tempi è altamente superato, lievi alterazioni emotive e antiche riminiscenze rimangono nel controllo manuale dell’ex tastierista dei Kan ed Egg. Il disco termina nei 38 secondi elettronici di “The Other Stubbs Effect”.

Hatfield and the North-Big Jobs No. 2 (By Poo and the Wee Wees)

Hatfield and the North” è un capolavoro! Uno di quelli imprescindibili e non solo gli amanti del Canterbury Sound dovrebbero far ronzare questo disco sui loro “turntable”, ma anche tutti gli appassionati di musica d’epoca indistintamente dovrebbero deliziarsi della sua qualità. Il consiglio qui diventa un “obbligo”, grazie!!!

*Ospiti: Robert Wyatt (voce, t.4), Geoff leigh (sax tenore t.5, flauto t.5-13), Didier Malherbe (sax tenore t.7), Jaremy Baines (pixiephone t.5, flauto t.13), Armanda Parsons, barbara Gaskin, Ann Rosenthal (“The Northetts” coro t.5-13), Cyrille Ayers (voce t.8), Sam Ellidge (voce t.7), Clive Williamson (fischio t.9).

rano 2valutz.***** (con lode) – Pierdomenico Scardovi (il rano dalle “suole di vento”)


 

 


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