Il settore servizi italiano è il grande malato

 

Confermato l’andamento negativo europeo. L’Italia è la peggiore. A rischio le concessioni di credito

Time - MoneySecondo “LinKiesta” da cui è liberamente tratto questo articolo. Sono stati pubblicati da Markit gli indicatori per il mese di agosto che segnalano l’andamento e la probabilità di crescita nel settore dei servizi di diversi Paesi europei. In un contesto europeo generalmente debole, i dati peggiori sono ancora una volta quelli italiani. L’indice Pmi italiano che arriva dai direttori acquisti delle imprese di servizi flette decisamente in agosto e torna sotto il livello 50 (49,8 contro il 52,8 di luglio) con le aspettative delle aziende ai minimi dell’anno.

Il settore terziario italiano assiste ad agosto a un leggero calo delle attività, chiudendo il ciclo di espansione iniziato ad aprile. La ragione di tale indebolimento è stata la lieve flessione dei nuovi ordini, con la conseguente riduzione degli organici. Un altro aspetto negativo evidenziato dalla scorsa indagine è stato il peggioramento delle aspettative future delle aziende, che ha toccato i minimi valori finora raggiunti nel 2014. Altrove, gli indici dei prezzi hanno evidenziato altre spinte disinflazionistiche con l’aumento più lento dei costi gestionali ed il forte calo delle tariffe nel corso del mese.
Un altro depauperamento significativo evidenziato da quest’ultima indagine è stato l’intensificarsi delle spinte disinflazionistiche. Ad agosto si è verificata la più rapida contrazione delle tariffe applicate in più di un anno, poiché le aziende hanno cercato di ammortizzare il calo delle vendite causato dalla contrazione della domanda. Sul fronte dei costi, anche l’inflazione è rallentata, sottolineando ulteriormente la decelerazione dell’economia.

Conclusioni che confermano purtroppo lo stato di grave debolezza di questo settore che comprende servizi finanziari e It, trasporto, turismo e ristorazione largamente influenzati dalla domanda interna. Mentre Confindustria reclama più attenzione e più supporto al settore manifatturiero, per aumentare il suo peso sul Pil, i settori pilastro dei servizi continuano a languire in un contesto di estrema debolezza e con poche soluzioni a portata di mano. Il settore dei servizi rappresenta il 70% del valore aggiunto e il 65% degli occupati in Italia. Logico che questi dati che mostrano lo stato di prostrazione senza fine del settore servizi allontanino sempre di più il sistema finanziario dalla concessione di credito, che in parte si basa proprio sulle prospettive settoriali, alle imprese di servizi. Problema non trascurabile.


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