Musica Senza: Seconda poesia del ricordo

Pearls Before Swine-There Was A Man

angoli adiacenti 1976

Angoli adiacenti 1976

 

Seconda poesia del ricordo

 

Pini, pini nella domenica!

Festa di maggio – Corpus Domini –

sul viale e la facciata dell’Italia.

 

Ti destasti a quelle bandiere

sul lungomare di Bari

Dioniso e asfalto sotto gli aghiformi.

 

E Giocasta dov’era

in quel sonno?

Così come i platani

i grandi cutter verso l’Apollo.

 

Stazione, treno per Rimini

profusi nel vento

lungo la strada di Igea

come Firenze a primavera.

 

Stanza, punto meridiano

vetri caldi

bimbo di appena pochi anni

Cristo risonante.

 

Ma stendardi e merli

sulla Panzini

segnavano la via

alle gesta di Ercole in visione.

 

E Chianciano, la fresca Chianciano

di acque salmastre e sulfuree

di pavone termale alla Bisanzio

megaron settembrino.

 

Così come a Collodi

e il ‘900 come storia

il tuo sguardo verso “il sogno”

verso l’angolo di settimana consunta.

 

Seguisti

Il tuo gruppo sullo sfondo

Dolores, Giulietta e Fred…

della Napoli calda e solare.

 

Numero 85 del giorno di primavera

la Bellaria arrossata

Sventolava il Tricolore

e un Chirie Eleison a campane.

 

Frontale

proclamazione marmorea

di bottega alimentare (F. P.)

con l’ombra sul passeggio.

 

Si sarebbe posata sul volto

sul Tirso tuo

e di “a pensare che eri piccola”

“Consacrato al Signore”.

 

Sguardo

diaframma nel pomeriggio

vero fauno fotografato

al finire dell’estate.

 

Tra i bagliori la brillantina 

il 1100 e il tuo cappello

Per il tuo sorriso “Clark”.

 

FO 34303 –  andava per Dio!

Non sai cos’è l’attesa di svanire

Ed è questo segreto più del vivere.

 

Pierdomenico “ranofornace” Scardovi 1976

 

nota

Nella “Seconda poesia del ricordo” scritta un anno dopo la prima, gli stralci mnemonici continuano a effondere condense immaginarie, che si allacciano fra loro da pertinenze spazio-temporali e linguistiche. Per questa seconda “escursione” nelle lontananze dell’esperienza del sottoscritto, la forma adottata è quella “discorsiva” a frammentazione, com’è nella natura del ricordo, che traballa in avanti e indietro nel “tempo narrativo”, senza una logica apparente. Due strofe iniziali da tre versi liberi, più undici strofe da quattro e altre due finali da tre, per connessioni arbitrarie apparentemente senza nesso, ma legate fra loro da una “ritmica melodica” tal tono “epico-mitologico”, Tratta di un lasso di tempo di circa due anni, dove il protagonista (io), raccoglie all’età di quattro/cinque anni (1958-59), una serie d’informazioni emozionali, “lassi di tempo”, con salti di paragone che vanno fino all’età di dieci anni, verranno in seguito (1976), elaborate per farne diventare terreno poetico. La frazionarietà della tecnica narrativa, è stata suggerita dalle letture dei “Canti Pisani” di Ezra Pound, lavoro incredibile di assemblaggio multi-dimensionale di dati storici, filosofia, citazioni culturali e lingue. Ma qui il sottoscritto si permette solo di prendere spunto, dallo schematismo sintattico del grande poeta americano, ribadendo ancora la propria infatuazione per la “dimensione tempo”, punto di riferimento di tutta la sua ricerca per approdi formali non trascurabili.

L’opera “Angoli adiacenti del 1976, è un dipinto “informale”, dove ancora appare una certa descrizione naturalistica, con l’appoggio non esplicito della materia, che qui si riduce ancora a pellicola di colore, trattata con differenti modi d’applicazione. Quest’opera fa da ponte fra i paesaggi precedenti e i successivi interventi sul “suolo materico”, senza il supporto telato.

rano 2

 

 

Pierdomenico Scardovi


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