Third Ear Band: Alchemy

dome seppia 2

“Onde

trapassano gli anfratti

per morire

nell’unico gioco

che è il sentire.”

ranofornace

Prima di cliccare su questo file musicale, vorrei che ognuno di voi facesse voto di “sopportazione” ad ascoltare per intero almeno una volta nella propria vita questo brano, invitandovi per quanto possibile ad abbandonare ogni riserva stilistica ed aprire il vostro “terzo orecchio” all’espansione dei suoni, per fruirne l’evocativa, naturale magia.

Third Ear Band-Ghetto Raga

third e b cover 2 Cosa sarebbe la musica, se non  risuonasse nella nostra anima? E l’anima non è un luogo, è un “nulla che vibra”.

Abbiamo forse altre risposte a questa domanda, che la musica è melodia, energia, piacere e via dicendo, ma voglio qui andare al sodo della questione almeno come la intendo io, dicendo che in fondo la musica si riduce nella mia esperienza a qualcosa di “mistico”, senza dover necessariamente coinvolgere “l’Architetto Supremo”. La musica è tutto ciò che vibra nella nostra “carne” (dato che percepiamo attraverso di essa)  e si sostituisce alla coscienza in quel processo di evaporazione che ci rinnova. A quel punto la nostra identità persa nel sacrificio della centralizzazione sonora, viene investita da forze misteriose, assumendo i connotati della rinascita e della creazione. Per legittimare questo tentativo di metafisica musicale non basta l’orecchio comune e tantomeno una musica qualsiasi, per simile esperienza percettiva dobbiamo avvalerci dell’alchimia di condizioni speciali e di un “orecchio alternativo” come ad esempio quello della “Third Ear Band”, ovvero la “Banda del Terzo Orecchio”, con il loro primo lp “Alchemy”, del 1969.

third 2La “Third Ear Band” incontra decisamente i gusti di chi scrive, da sempre incantato dalla magia evocativa di questo primo storico album “Alchemy”, ma sarà solo il punto d’inizio di quell’evoluzione natural-spirituale a testimonianza della fondatezza delle proprie impressioni, troverà conferma nel secondo capolavoro del 1970, “Third Ear Band (Elements)”. La “Banda del Terzo Orecchio” si era spogliata di ogni “pregiudizio di genere”, per dirigersi a ritroso verso la fonte dei “suoni trasportatori di senso”. Pensate ai globuli rossi, come bollicine che trasportano ossigeno caricato dai polmoni, quando arrivano a destinazione dopo un lungo percorso sono altra cosa, ma la vita è data.

third 3 bisLa “Third Ear Band” si formò a Londra, come conseguenza dello spirito hippie, appartenenti al circuito dell’UFO Club, l’ensemble era composto da Paul Minns (oboe, flauto), Glenn Sweeney (tabla, tamburi a mano, campanelli eolici), Richard Coff (viola, violino), Mel Devis (violoncello, piffero), inoltre John Peel (scacciapensieri), Dave Tomlin (violino). Il gruppo costituisce l’iceberg o la punta di diamante dell’underground inglese assieme ai “Deviants” di Mick Farren, la loro ricerca riformula totalmente i precetti della musica pop come fino allora erano stati concepiti. Le istanze del rock & roll, del rhythm & blues e del jazz con essa si perdono totalmente, ponendo il flusso creativo alle origini dell’esperienza umana come scopo principale, ciò non sarebbe stato possibile se un qualsiasi referente stilistico avesse condizionato la scelta estetica e neppure se questa avesse tenuto conto dei gusti popolari per un riscontro commerciale. Ciò che più contava era la volontà dei suoi componenti nel voler regredire ai primordi della coscienza per acciuffare i flussi energetici della creazione e a guardare a ritroso nel tempo fino ai primordi della musica tonale, la più possibilmente destrutturata.  Il loro linguaggio era volto a definire una metafisica musicale che si rivelò ai tempi ostica e astratta, ma oggi, alla luce della cultura contemporanea rivela in modo limpido, tutta la sua dirompente carica innovativa. Loro non erano capiti , se non da pochi eletti.

Quanta concentrazione e  quanta attenzione per catturare si tanta rara bellezza!

third 7“Alchemy”, è un insieme di 8 brani d’improvvisazione strumentale acustica, l’esplicazione palese della musica modale, (cambi armonici pressoché inesistenti), una danza di suoni estatici volti a  riflettere la trascendenza esoterica della natura, gli accenti sonori affondano nei primordi della musica folk del mondo agreste e pastorale celtico con influssi orientaleggianti non celebrativi,  incurante delle storpiature atonali e delle dissonanze cacofoniche, per uno scorrimento psichico misticheggiante, una sorta di iniziazione sonora atta a mettersi in contatto con i fondamenti reconditi del nostro essere. Ciò che Jung chiama inconscio collettivo, un lontano passato da condividere affiora in ognuno di noi, per divenire nell’atto creativo, transfert spazio-temporale di un universo magico ed estraniante. La Dea veicolante è sempre lei, la psichedelia, quella più informale e pura, che prima di essere un genere, ricordiamo, è una condizione dello spirito applicabile a tutte le forme artistiche non funzionali (o quasi, pensando ad Antoni Gaudì) e che apre la strada maestra verso l’ignoto.

 

Third Ear Band-Stone Circle

third 8Nel primo brano “Mosaic”, come il canto del grillo segna il dileguarsi delle ultime ombre sui fiori arcaici della notte, le prime luci del giorno come un canto nascente, aprono il campo alle sementi della natura magica ed estatica del solstizio d’estate, introducendoci all'”alba dell’armonia” cadenzata dal tempo. Gli oltre 10 minuti del capolavoro “Ghetto Raga”, trova la sua ragione nel titolo, un’enfasi sinuosa strumentale di corde e fiati sulla tonica della scala modale, regolata da tabla ritmicamente inflessibili come la scansione temporale delle stagioni in evoluzione, si estende sull’eco di una viola e di un  oboe ancestrale che si contrappuntano sinuosamente. Rimanendo in ambito evocativo questo brano anela ad immergersi negli eventi naturalistici come la lenta mutazione della luce, il flusso delle correnti d’aria, il movimento delle foglie, i disgeli e le maturazioni delle stagioni, lo scorrere delle acque, ecc. “Druid One”, vaga tra le nebbie mattutine di una primordiale radura, tra nascenti suoni tablati di intuitivi presagi interiori, sospesi fra ansie vertiginose per magiche esplorazioni. “Stone Circle”, è una bellissima ballata ipnotica dai vaghi accenti popolareschi, piffero, oboe e pizzicati d’arco cadenzati, schiumeggiano minuziosamente ai bagliori di un villaggio deserto.

third 1“Egyptian Book Of The Dead”, affronta il tema sacro delle formule magiche per addentrarsi nel regno dell’al di là, un’iniziazione sonora di quasi 9 minuti immersa nelle ombre inquietanti della notte della vita, dove il tempo scandisce febbrilmente i suoi angusti presagi, quest’opera di “illuminazione lisergica” dallo straordinario  coagulo formale detiene in sé le radici narrative del progressive, temi evolutivi in approdi emozionali sorretti da coerenti “alchimie percettive”. Lo “spiritualismo lisergico” continua negli oltre 8 minuti di “Are Three”, fra dialoghi strumentali condizionanti, verso mete rarefatte e allusive, dove l’orientalismo è visto solo come pretesto ad inglobare meglio il senso di totalità musicale che la “Third Ear Band” aveva in mente. “Dragon Lines”, echi cavallereschi introducono colpi di gong asiatici, per una linea di demarcazione confusa, tra mondo istintuale e mondo culturale, tra improvvisazione e composizione. Il finale di “Lark Rise”, ci riporta alla tradizionale ballata folcloristica di villaggio in festa, che rassicura un pò tutti.

third retro cover “Alchemy” è opera d’identità occidentale, che apre alla totalità della musica frutto postumo della cultura hippie, rimanda a miti precristiani di popoli rurali con agganci formali alla musica orientale. Quello che sorprende di più è la componente improvvisata, vera meraviglia, sorretta da un forte controllo dei mezzi e della dimensione creativa dei suoi strumentisti, essa rappresenta una nuova forma antropologica di world music nel prolifico contesto della musica inglese, ma anche il primo indubbio momento di rottura stilistica e ideologica, con la tradizione rock-blues-pop, che ne fa uno dei capisaldi dell’avanguardia pre-settantiana.

Amare epoche mai vissute significa anche saper ascoltare gli echi atavici perduti fra i meandri della “memoria involontaria”.

Comprendo però che predisporsi a simile esperienza non è per tutti, ma almeno provarci…

Third Ear Band-Lark Rise

rano 2valutaz.***** Pierdomenico Scardovi


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