Ricordiamo i nostri eroi; Dario Barberini

nave_pancaldo_di_marino_miccoliIl 24 aprile alle ore 10 del mattino si è tenuto il funerale di Dario Barberini classe 1923 da molti conosciuto come “MOF”. Un concittadino che muore alla veneranda età di anni 92 può rientrare nella normalità degli eventi della vita delle persone “normali”, ma Dario non è stato una persona normale.

Nella sua storia personale c’è una croce di guerra al valor militare conferitagli con la seguente motivazione:

“marinaio Barberini Dario, imbarcato sul cacciatorpediniere Leon Pancaldo, inviato oltremare con le truppe di rincalzo. Ripetutamente attaccato da formazioni aeree pesanti disimpegnava i propri compiti con serenità e coraggio nel corso del combattimento nel quale l’unità veniva ripetutamente e gravemente colpita.  Nell’imminenza dell’affondamento e nonostante il grave pericolo di esplosione determinato da un violento incendio si spingeva in zone già in fiamme ed invase dal vapore riuscendo a trascinare in salvo compagni feriti. Abbandonava la nave soltanto dopo tutti gli invalidi e dopo ripetuto ordine”. Mediterraneo centrale 30 aprile 1943. Firmato il Capo dello Stato su proposta del Ministro della Difesa.

Il Leon Pancaldo affonda a 4 miglia dalla punta di Capo Bon (Tunisia) portando con sé 557 giovani di vent’anni con soli 103 superstiti. Fra i deceduti  vi è un igeano  Guido Ricci rimasto imprigionato nello scafo.

La cerimonia funebre è stata perfetta arricchita dalla presenza dell’Associazione Nastro Azzurro della provincia dei Rimini che esponeva lo stendardo dell’Associazione Reduci e Marinanai d’Italia.

Il suono di una tromba e un toccante intervento del sacerdote celebrante che ha ricordato le gesta del caro Dario,  hanno provocato un’intensa commozione nei  partecipanti che hanno rilevato la totale assenza dell’Amministrazione Comunale. Si  sono potuti cogliere accenti di riprovazione in chi faceva osservare la differenza di atteggiamento e la prontezza dei componenti l’Amministrazione quando si tratta di premiare la fedeltà dei vecchi turisti alla nostra città o di  partecipare alle esequie di cittadini eccellenti per rango economico . Altri hanno fatto  notare la totale assenza  e sensibilità, per contro,  quando si tratta di valorizzare le  radici più profonde della nostra storia di comunità.

Se la nostra comunità è cresciuta in considerazione ed agiatezza il merito  è anche di questi personaggi che hanno saputo dare esempi indimenticabili ed anche degli altri che hanno portato il loro contributo magari in maniera più umile.  Il compianto Rag. Mario Foschi  ricorda alcune di queste storie  nelle sue due opere: “Torneremo a vedere le stelle, Tin Bota” è bene che la memoria non venga ricoperta dalla polvere dell’oblio. Queste opere erano patrocinate fra l’altro dal Comune di Bellaria Igea Marina.

La storia della nostra città è soprattutto la storia di uomini semplici, molte volte figli di pescatori e agricoltori che ci hanno trasmesso nel tempo la  i valori delle genuine qualità umane delle piccole borgate della Romagna.

“At salut”Dario e ti ringrazio di tutto cuore. La tua storia mi ha fatto sentire più Italiano e orgoglioso di essere un cittadino di Bellaria Igea Marina.

Voglio ricordare una prefazione ai libri di Mario Foschi dell’amico Italo Lazzarini Sindaco della nostra città: “ I quadri testimoniali di questi piccoli grandi uomini sono cultura vivente più che memoria storica. Il sacrificio, il dovere, la dignità nella paura, l’amicizia che supera l’esaltazione ideologica, il bene per la propria terra, l’amore per la libertà, sono questi i valori coi quali siamo nati che vengono riproposti con le voci della memoria.

Articolo scritto in collaborazione con Giampiero Gori.


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