La città del futuro: Gli spazi verdi della socialità

1 FOTO CRISTIAN GORI 1– Con questo articolo chiudiamo la serie di interviste con l’architetto Cristian Gori inerenti le riflessioni urbanistiche sul futuro della città, affrontando come ultimo capitolo le tematiche del verde fondamentali spazi urbani della socialità che saranno in futuro sempre più importanti per la qualità della città.

Architetto Gori lei si è occupato nel 2011 di impostare uno studio sui parchi urbani della città, ci spieghi che tipo di lavoro venne svolto?

Esattamente nel dicembre 2011 elaborai l’impostazione di un progetto per proporre  un “Piano degli spazi verdi della socialità”.

Un progetto specifico degli Spazi verdi della socialità e da dove si è partiti?

Ritenevamo importante ragionare su quali fossero le esigenze della città per quanto riguarda gli spazi di permanenza della socialità, sia quelli verdi che altri. Da qui l’occasione di  promuovere un percorso progettuale in grado di favorire una concezione olistica della progettazione dalla scala urbanistica a quella dell’arredo inerente nello specifico la tematica dei parchi.

Su cosa è incentrata la riflessione per il piano degli spazi verdi?

Sostanzialmente su tre punti:

18432484-architettura-word-collage-1 Quale ruolo urbanistico in futuro per i parchi  della città?

Di qui la messa a sistema delle principali aree verdi della socialità

-2 Quale concezione interpretativa degli spazi verdi?

Da cui l’interpretazione dello spazio verde come spazio estetico ed etico

-3 Quale modello tematico per i singoli parchi?

Dove poi sono state elaborate delle soluzioni specifiche per alcuni parchi.

La riqualificazione dei parchi urbani quindi come tema importante anche in chiave urbanistica, non solo ecologica ?

Certo, oggi e fondamentale pensare ad un Piano degli spazi verdi capace di mettere a sistema parchi e giardini, concependolo come uno dei segmenti su cui strutturare l’organizzazione urbanistica della città. Riprendendo  esempi di grandi progettisti quali Piermarini, Hirschfeld o Loudon che già tra fine ‘700 e primi del ‘800 intuirono l’importanza degli spazi verdi come tassello fondamentale per il disegno della città.

Cosa significa progettare un parco oggi ?

Significa definire dei luoghi dove si riesce a coniugare l’estetica della natura all’etica. Attraverso gli elementi naturali e artificiali promuovere  un processo capace di dare forma ad un sistema di valori.

Esiste uno stile per i parchi ?

Storicamente esistono tre modelli stilistici: quello geometrico alla francese, il pittoresco all’inglese e quello funzionale di matrice tedesca. Però più che lo stile credo sia  importante l’atteggiamento culturale del progetto attraverso il quale  si viene a definire una rappresentanza e una comunicazione di idee.

Quali proposte potrebbero essere avanzate per alcuni importanti parchi della città ?

Personalmente mi sono occupato di studiare la riorganizzazione del parco del Gelso e del Municipio.

Quale proposta di progetto ha elaborato per il parco del Gelso ?

L’ idea avanzata è stata quella di concepire il parco come una “Mappa tridimensionale” all’interno della quale leggere i caratteri della città e del territorio. Essendo il parco urbano molto ricco di elementi naturali o artificiali presenti al suo interno ritenevamo opportuno sfruttare queste potenzialità per comporre delle relazioni.

Precisamente su quali elementi compositivi?

Costruendo dei percorsi tematici che evidenziano le peculiarità interne come elementi cognitivi. Costruire percorsi di carattere ambientale, storico, orografico, rurale, ludico, didattico, ricreativo e culturale; attraverso i quali far emergere informazioni di lettura che rimandano verso una scoperta spazio-temporale della città e del territorio.

Quindi una riorganizzazione ma anche ridefinizione concettuale del parco del Gelso?

Si un modo nuovo di vedere questo luogo, non solo come un vasto spazio verde ma di tematizzarlo. Scomodando il filosofo tedesco Leibniz definimmo l’idea di configurare il parco  come una sorte di “Monade urbana” capace di sintetizzare al suo interno i contenuti cognitivi della città e contemporaneamente in qualità di parco esserne parte integrante.

Di fatto uno spazio verde tematizzato capace di sintetizzare gli elementi caratteristici della città e del territorio in grado da divenire una rappresentazione descrittiva di Bellaria Igea Marina ?

Esattamente, questa è stata l’idea di fondo che potrebbe prestarsi per tematizzare l’intero parco,   connotandolo in modo organico come qualcosa di peculiare  e non solo come semplice per quanto gradevole polmone verde.

Invece per il parco del municipio?

L’idea avanzata è stata quella di un parco ludico fiabesco,  sempre con percorsi tematici che esplicitano i caratteri storici del sito. La presenza di una antica fattoria (dove ora c’è il ristorante Gianola) o i riti sociali degli eventi che vi si svolgono al suo interno (fiere, manifestazioni ecc.) sono stati i principali input del progetto. Da qui l’idea di tematizzare questo spazio “anonimo” in un “Giardino dei suoni e dei sapori“.

Su cosa si struttura questo Giardino dei suoni e dei sapori nello specifico?

Sostanzialmente venivano individuate quattro aree distinte dove si affermavano zone peculiari differenti, venivano previsti l’introduzione di giochi ludici-didattici nuovi non che il rifacimento dell’intero manto erboso. Inoltre l’intero parco era  caratterizzato dall’arte topiaria (sculture vegetali) come elemento di unione la varie aree.

Un parco rinnovato capace di creare una nuova polarità nel centro ?

Un  parco che avrebbe dovuto connotarsi come luogo identitario della città e non solo come spazio verde. Inoltre era stata anche ipotizzata l’idea di estendere la presenza dell’arte topiaria anche al residuo parco di via Costa e lungo la via Romea, in modo da creare un percorso unitario con la Borgata Vecchia sino all’asta fluviale.

Dei progetti  attenti non solo all’aspetto degli spazi urbani ma anche della qualità botanica?

Assolutamente si, anche perchè i due progetti sono stati svolti in un lavoro di collaborazione con l’agronomo Franco Trombetta.

Progetti che furono poi invitati ad essere illustrati nell’ottobre 2012 nel convegno internazionale New Gardens for the City Life all’interno del SUN di Rimini. Convegno organizzato da Paysage, una delle più importanti riviste italiane sulla progettazione del paesaggio?

Si venni invitato come relatore ad illustrare questi due progetti che vennero poi pubblicati nell’ e-book della rivista Architettura del Paesaggio del dicembre 2012.

Una vetrina di tutto rispetto, che induce a pensare che i due progetti da lei elaborati esprimono una certa qualità ?

Non sta a me giudicare i miei progetti, diciamo che la qualità è l’obiettivo che ogni progettista si pone per ogni lavoro,  sicuramente in entrambi i progetti c’è il tentativo di voler interpretare in modo nuovo gli spazi che strutturano i parchi urbani.

Da quello che ho capito il valore aggiunto di questi progetti sta proprio nel modo nuovo di concepire le logiche di composizione?

Sono stati volutamente impostati su quelle che possono essere viste come nuove logiche interpretative dello spazio fisico. Introducendo due nuovi aspetti di interpretazione dello spazio: la dis-giunzione che rivela un concetto di spazi aperti, non finiti e la dis-locazione che introduce una separazione tra lo spazio fisico e la sua percezione mentale; dando origine a nuove forme di relazione.

Quindi un modo nuovo di concepire gli spazi?

Esattamente, l’intento è quello di far vedere che esistono “spazi diversi” rispetto al passato con cui ciascuno di noi può interagire, che i parchi urbani possono essere diversi rispetto allo stereotipo dell’immaginario collettivo che intende il parco come una porzione bucolica di natura dentro la città come avveniva nell’ottocento. Oggi lo spazio fisico può essere concepito in dimensioni differenti quali: spazio emozionale, spazio storico-evocativo, spazio ludico-ricreativo, spazio didattico-culturale,  che possono sovrapporsi ed estendersi oltre la dimensione fisica. Questo è possibile  introducendo nuove tecnologie attraverso le quali riprodurre giochi, suoni, rumori e offrire informazioni in forme diverse in modo istruttivo e divertente per tutte le età.

Quindi non più spazi verdi circoscritti e anonimi ma Percorsi tematici dentro gli spazi verdi che si estendono e rimandano alla città?

Percorsi esplorativi, dove ci si potrà avventurare in nuove esperienze alla riscoperta non solo di nuovi luoghi ma di un nuovo senso della concezione dei luoghi. Il principale obiettivo di questi progetti era proprio quello di spostare l’attenzione dalla forma degli spazi verdi alla performance intesa come proposizione di valori.

Con questa intervista concludiamo questo ciclo di incontri di riflessione urbanistica sul futuro della città……

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Il Direttore Giuseppe Bartolucci

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